Testimonianza

 

 

Non sono morto sono vivo

con la connessione
aperta 

che scarica
quattrocento chili al secondo

Le piattole i pidocchi e
le zecche

 

Sono la testimonianza che
sopravvivo

Non sono io quello che
aspetta all’arrivo

Però poi qui dal pertugio
vi vedo

è dove mi rifugio o almeno
credo


 


 


 




 

Lungo il Corso

 

Quante
frasi devi dire

quanti
aggettivi quanti congiuntivi

errati
a non finire

monconi
di discorso tranquillo ti capisco

come
capisco il discorso di un cane corso

dici
una cosa poi dici il contrario e non è detto

non
dici niente stai muto ma a voce alta

piaci
a tutti e così resti sulla ribalta

tranquillo
che ti capisco

come
capisco quando sorride un orso

e
chi non si ferma a prestare soccorso

c’è
una cosa che però resta oscura

dici
di stare dalla mia parte di essere della mia natura

ma
in te non c’è più traccia della nostra cultura

se
lo capisci va meglio comunque io non ti capisco

e
i sacchi vuoti se li porta via il vento lungo il corso

 

 



 

 

 

L’Incontro e gli faccio due domande

 

 

-“Quando c’è crisi, grossa crisi,

i tuoi cittadini come l’avvisi ?”-

-“L’avviso con la guerra,

e tu dirai è storia vecchia

e l’ho pensato anch’io

e siccome sono un granchio

capisco le cose che tornano

le cose rotonde

come la sicurezza

le ronde le anti ronde

le contro anti ronde

è sempre guerra d’altronde”-

 

-“Quanto è importante per l’assunzione, la preparazione?”-

-“Nell’assunzione

come nella preparazione,

se fai tutto per bene

senza pressione senza para

massai è una condizione rara

assai come le perle nere

perle canne perle rocce perle pere

senza farti prendere dalla foga

poi ti godi al meglio la tua droga”-

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tram

 

 

Un libro sui miti greci e romani nello zaino

per sopravvivere nella giungla

anche se è Roma  e non è Londra

quando fa freddo è come la tundra

e se mi parli faccio finta di essere ucraino

al limite un turista americano imbolsito

Dimmi dove guardi mentre carica il sito

La fottuta connessione ha un attimo di ritardo

non riesco a fermare lo schizzare dello sguardo

per fortuna

la musica è dalla mia parte

quando sono brutte cambia le carte

copre i rumori molesti dei vicini

e le cavalcate dei bambini

rende  la vita attorno un po’ più
armonica

a Roma est di solito c’è più neve che in Valcamonica

e ora tutti a ròta perché hanno preso un Casamonica

“annamo cì”!, “come on” amica !

laconica la droga

ti lascia come ti trova

forse ti peggiora

al  massimo non ti migliora

ma non ti cambia le interiora

pensarlo è come mandare

un messaggio tramite interflora

 

 



 

Libera!! [E.R.]

 
 
Chissà di cosa è morta
c’è chi dice che sia morta di fame
c’è chi dice che sia morta per un infezione
causata dalla mancata somministrazione
dell’antibiotico
c’è chi la dice morta di polmonite senza cortisone
si chiude una porta ma si apre un portone
sarà caduta dalle scale a scuola
durante la ricreazione
rifletti un attimo con attenzione
potrebbe esser morta di freddo perchè hanno spento il termosifone
l’incidente di diciasette anni fa non lo prendiamo
in considerazione
abbiamo visto "ghost" "il sesto senso"
e tutte le altre stronzate americane
che vuoi fare
nel deserto ci attacchiamo a cose arcane
ora basterà scolpire in marmo il consenso
ma nel mondo nonsenso dove decide il nano
è sempre meglio avere un’arma a portata di mano
 
 
 


 
 
 

Una cosa che non faccio mai (Collodoro)


S.Niffoi – Collodoro   (ed. Adelphi)

 

E’ difficile parlare di questo
libro dribblando la ‘questione etnica’ sarda. Lo dico, a me i sardi
"popolofiero" piacciono molto, anche se non è obbligatorio, d’altronde
anche Cossiga è sardo
.

Detto questo, sintetizzerò la
speciosità sarda di quelle usanze troglodite che prevedono tra l’altro, la
violenza sul più debole, e in qualche modo la regolano pure, quindi se dirò
‘bestie ‘ o ‘selvaggi’, non s’indigni nessuno, perchè in questo caso sono
connotati positivi. E comunque non lo dirò.

Collodoro è la storia di una
rivolta popolare, la rivolta di un popolo che nonostante le apparenze
‘selvatiche’ gode di divertimenti raffinati, come ad esempio incocciarsi di
sole e di vino in montagna fino a vedere la Madonna nuda col velo che fa la
lapdance. La rivolta di una popolazione avvezza alle maniere forti, con cui la
violenza non serve, perchè la violenza loro l’hanno subita da secoli e ora la
padroneggiano, come padroneggiano gli esplosivi.

Una rivolta contro il progetto di una
discarica di materiali nocivi dentro una montagna tra l’altro mezza sacra
(la montagna).. Una specie di Chiaiano ante litteram, anzi una Chiaiano senza
tempo, viste le scarsissime coordinate temporali. Come senza tempo eppure
attuale è il saccheggio della terra sarda.

Le prime cinquanta pagine sono
pesanti e spaventano perchè l’autore, sulla scorta di Camilleri, usa a
profusione il dialetto sardo, soprattutto nei dialoghi e sinceramente anche
con tutta la buona volontà si capisce poco; poi però il libro decolla,  anche la lingua sembra schiarirsi, e tutto a
un tratto ti trovi immerso in questa umanità di cui all’inizio magari non
riconosci le sembianze ma che alla fine non puoi che sentire dalla tua
parte.
Streghe, minatori, santi e madonne tutti nello stesso corteo, armati fino ai denti.         

Bel libro. Comprato per caso
all’ufficio postale.
     

 



 

 

 

 

 

 

 

Grazie (a Cox18)

 

è un lungo, lungo cammino
è tanto, tanto tempo
veniamo da lontano, molto lontano
ricordate?
(lo so è difficile come un ponte di Calatrava)
"che dite ragazzi ci organizziamo?"
come una festa in casa chi aveva portava
veniamo da lontano e non abbiamo incendiato il piano padano
e non ci avete detto neanche grazie
forse abbiamo sporcato Carosello e il sano sorriso italiano
ma non abbiamo portato cattive notizie
apparte la nostra calvizie
e non ci avete detto neanche grazie
come Colombo abbiamo sdoganato le spezie   
col vostro tocco di Mida trasformate in immondizie
e non ci avete detto neanche grazie  
abbiamo provato a salvare il paese dalla balbuzie
dall’ictus ripetitivo delle concessioni e delle grazie     
e adesso venite a sgombrare le nostre masserizie
come una festa in casa chi aveva portava
"che dite ragazzi ci organizziamo?"
(lo so è difficile come un ponte di Calatrava)
ricordate?
veniamo da lontano, molto lontano
è tanto, tanto tempo
è un lungo, lungo cammino

 

 

 

 

 a Conchetta

 

 



 

Fungo Avvelenato

Ei

Abele

Israele

Ismaele

Varicocele

Torta di mele

Di latte e miele

Amara come il fiele

Ukulele

Infedele

Mengele

Parrallele

Succhiamele

Chele



“Voglio più formaggio”

 

"Il presidente americano ha invitato a pranzo il sindaco di Washington
Adrian Fenty, facendo fermare a sorpresa la sua vettura davanti ad una
popolare tavola calda della capitale famosa per il chili, Ben’s Chili
Bowl, dove immediatamente si è formato un gruppo di curiosi e fans di
Obama. Il presidente si è comportato da semplice cliente, andando ad
ordinare e a chiedere poi il formaggio al bancone."

http://www.instablog.org/ultime/38343.html

…ah quanto gli piacerebbe essere Radio Rahim

 

 



 

 

 

 

Maestro

Vieni anche tu al parco giocchi

Vedrai e ci lascerai gli occhi

È tutto bello e solo non tocchi

È vero qui è pieno di scarabocchi

Ci incontriamo nel paradiso di quelli matti

Si tra di noi ci sono dei pidocchi

A scacchi si gioca solo d’arrocchi

Viviamo in un posto curvo tutti col paraocchi

Noi vinciamo in casa perché tu sbrocchi

Io penso per me e vado a vomitare gli gnocchi

La vita può essere dura poveri cocchi

Più dura che vomitare spezzatino sano a tocchi

Su come andrà a finire la serata no comment

Adesso esco e mi apro come un pezzo ambient