"Compiuti i cent’anni, l’individuo può fare a meno dell’amore e dell’amicizia. I mali e la morte involontaria non sono più una minaccia. Coltiva qualche arte, la filosofia, la matematica, oppure gioca una solitaria partita a scacchi. Quando vuole, si uccide. Padrone della sua vita, l’uomo lo è anche della sua morte ".
"E’ una citazione?" gli domandai. "Certo. Ormai non ci restano altro che citazioni".
"E la grande avventura del mio tempo, i viaggi nello spazio?" gli chiesi.
"Ormai sono secoli che abbiamo rinunciato a quegli spostamenti, che furono davvero ammirevoli. Non siamo mai potuti evadere da un qui e da un ora". (…)
Mi azzardai a chiedere:
"Ci sono ancora musei e biblioteche?".
"No. Vogliamo dimenticare il passato, salvo che per comporre elegie. Non ci sono commemorazioni, nè centenari, nè immagini di uomini morti. Ciascuno deve creare da solo le scienze e le arti di cui ha bisogno".
"Cosa è successo ai governi?"
"Secondo la tradizione, caddero gradualmente in disuso. Indicevano elezioni, dichiaravano guerre, imponevano tasse, confiscavano fortune, ordinavano arresti, e pretendevano di imporre la censura , ma nessuno al mondo obbediva. La stampa smise di pubblicare gli articoli e le effigi dei politici. Questi dovettero cercarsi mestieri onesti; alcuni divennero bravi comici o bravi guaritori". (…) " Nel mio strano passato" risposi "prevaleva la superstizione che ogni giorno, dalla sera alla mattina, accadono fatti che è una vergogna ignorare. (…) Le immagini e la carta stampata erano più reali delle cose. (…) nel passato che è toccato a me, la gente era ingenua; credeva che una merce fosse buona perchè così diceva e ripeteva il fabbricante".
Jorge Luis Borges 1974