Cominciamo col dire che io sono quello più romantico dei due. In qualche caso addirittura tradizionalista. mi piace il ripetersi dei gesti rituali, i pensieri ricorrenti, le reazioni automatiche.mi piace ripercorrere le solite vie, guardando sempre negli stessi angoli, cercando le stesse facce, mi piace sentire sorgere i soliti dolori prima ancora che esistano propriamente, farli sorgere nel momento stesso in cui penso alla loro cura. mi piace tutto quello che viene ristretto nel termine dipendenza. La dipendenza è l’unica  cosa che ti possa dare un riferimento, un punto fermo nella distesa uniforme che è lo scorrere del tuo flusso vitale.  E per dipendenza intendo ogni tipo di dipendenza, a partire da quella stessa dipendenza all’ossigeno che ti rende attaccato alla vita.  Nel flusso continuo e costante della vita prima anch’io come gli altri appartenenti alla mia razza non ho fatto altro che cercar di  porre punti fermi, come pali nella corrente, (nella, nella, non della) fino a creare vere e proprie dighe che inesorabilmente vengono colmate e superate, dallo scorrere dei flutti…anch’io colto da quella strana malattia che ci costringe a cercare un senso, a fermare parole e  pensieri in realizzazioni, senza la quali c’è chi dice che non si sente vivo, e scorre più veloce tra le canalizzazioni. La malattia di voler resistere, contro tutte le evidenze, alla corrente che ci consuma. Quella fottuta smania di concretizzare.Tra le due possibilità date per resistere – spiritualità/materialità – io ho scelto la prima. Certo la mia ricerca della spiritualità a volte  mi ha condotto in piazze movimentate, quelle da dove si parte per poi finire nei vicoli bui o nelle case che puzzano di vita restante, più volte le mie estasi si sono troppo prolungatetalvolta ho rasentato quella definitiva, il risveglio qualche volta è stato brusco, legato al letto e col q. i. di un mollusco come un feto affogato nel lambrusco galleggiavo nel limbo lì tra il lusco e il brusco ho riconosciuto la faccia di Dio e m’è sembrato un tipo losco (…) Nonostante questo, o proprio per questo, io sono quello dei due legato ai riti. I riti della sublimazione. La sublimazione delle percezioni carpite dai miei sensi preferiti. Io sono quello dei due con l’abito talare Io sono quello dei due alieno ai piaceri della carne. Io sono quello che legge la realtà attraverso l’uso e abuso di sostanze stupefacenti, ma soprattutto attraverso la paranoia che ne consegue. uso la paranoia come lente per vedere ingrandite le cose della vita (…)  Dipendenza, per contrastarla tirano sempre in ballo la realtà, che buffi ..la realtà ..sapessero poi e sapessimo noi pure, che cos’è la realtà. Ma a me non interessa, la lascio volentieri ai   Marzulli e a tutti quelli che odiano il mese di agosto. Agosto è un buon mese. mi piace per via di quel velo nero che copre il cielo sempre troppo splendente una coltre di raso nero controluce che rende il sole meno insolente. e rende possibile la vita ad ogni tossicodipendente .